10 Conclusioni

Anche se ci si limita a considerare l’EUCD una “semplice” direttiva sul diritto d’autore, vi sono molti motivi per ostacolare il suo recepimento da parte degli Stati membri dell’Unione europea: essa introduce nuove normative orientate alla salvaguardia dell’interesse non tanto degli autori, quanto degli editori e delle grosse software house, e non prevede alcuna nuova regolamentazione per i diritti degli utenti. Al contrario, per questi ultimi sono instaurate nuove limitazioni, e sono introdotte nuove incertezze legali. Come sottolineato nel già citato commento dell’EUCD redatto dalla Società degli archivisti britannica [8], la direttiva non rispetta il principio secondo cui «lo sviluppo di una società aperta e colta dipende da un equilibrio tra i differenti bisogni dei suoi membri. Un’enfasi eccessiva sui diritti di alcuni individui ed istituzioni può solamente danneggiare la società dell’informazione a cui la direttiva pretende di giovare».

Ma le conseguenze dell’EUCD non riguardano solo quello che oggi è considerato “diritto d’autore”. La legislazione sul diritto d’autore, infatti, sta subendo un processo di estensione che la porta ad incidere su contesti sempre più numerosi e vasti; le leggi e le regole imposte sotto questa bandiera sono inoltre causa di restrizioni sempre più evidenti per la gran parte della società. L’EUCD entra a pieno titolo in questo processo, estendendo il concetto di “tutela del diritto d’autore” tanto da offrire ad autori e (soprattutto) editori nuove prerogative in grado di influenzare negativamente e limitare ambiti quali il libero scambio di idee, la ricerca, lo sviluppo di software, la comunicazione in generale. L’applicazione della direttiva porterà conseguenze negative per l’intera società — con il danno più diretto ed a breve termine a carico di utenti, ricercatori, sviluppatori di software libero. Queste conseguenze sono ancora più gravi se valutate in una prospettiva di diversi anni da oggi, e diventa impossibile dubitare della loro realizzazione quando si considera che le stesse norme previste dall’EUCD sono già in applicazione negli Stati Uniti, attraverso il DMCA, ed hanno già ampiamente dimostrato i loro danni per l’intera collettività. Non bisogna poi trascurare il fatto che la gran parte delle aziende che hanno utilizzato il DMCA come strumento di censura opera anche in Europa, e in Italia.

Il rischio di sottovalutazione delle conseguenze dell’EUCD esiste, ed è estremamente alto: lo stesso fenomeno si è già verificato negli Stati Uniti per il DMCA. Come fa notare Siva Vaidhyanathan in un suo articolo sulla legge statunitense [34], durante l’approvazione del DMCA «ci fu poco clamore pubblico — o nessun interesse, per questo argomento. La stampa tese a trattare l’atto come una innocua estensione del diritto d’autore nel nuovo mondo digitale. Ancora più spesso, coloro che espressero la loro preoccupazione furono ignorati dai sostenitori della tutela del diritto d’autore, e considerati dei radicali contrari al diritto d’autore in generale».

È dunque fondamentale comprendere i rischi che si celano dietro la nuova politica europea sul diritto d’autore, è fondamentale ostacolare il recepimento dell’EUCD da parte degli Stati membri dell’Unione europea, ed è fondamentale opporsi a qualunque altro provvedimento (come la direttiva 2000/31/CE sul commercio elettronico, si veda la sezione 6) che riduca le libertà degli utenti e consegni nelle mani delle grosse aziende i mezzi legali per il controllo di uno strumento sempre più indispensabile per l’intera società qual’è la rete Internet. Le libertà di ricerca e di espressione e le possibilità di accesso alla cultura passano sempre di più attraverso i canali digitali, ed è assolutamente necessaria una loro salvaguardia, che tenga conto degli interessi dell’intera collettività, non solo di quelli di alcuni grossi contendenti. È dunque fondamentale che i gruppi di utenti, le comunità di ricercatori, gli sviluppatori di software libero e, più in generale, tutti coloro che hanno a cuore la libertà di espressione e la possibilità di accesso al sapere facciano sentire la propria voce, da tutti i Paesi membri dell’Unione europea.