Ai Ministri On.

 

 

 

Egregio Signor Ministro,

come Lei sicuramente saprà il Parlamento europeo ha recentemente approvato, con modifiche, la direttiva sui cosiddetti "brevetti software" (relatrice l'On. McCarty).

Intorno a questa direttiva è sorto un movimento numeroso e composito (imprese ed associazioni di imprese informatiche, tecnici e programmatori, gruppi che si occupano di software libero ed open source, organizzazioni che si occupano di diritti civili nel "cyberspazio", migliaia di semplici utenti informatici) che si è battuto contro la possibilità, contemplata dalla stesura originale della direttiva, di brevettare i programmi informatici in quanto tali.

I programmi informatici, infatti, non sono applicazioni tecniche, né oggetti fisici. Sono la traduzione, in un linguaggio comprensibile ad una macchina, di concetti astratti, di algoritmi e metodi risolutivi, di formule matematiche.

Brevettare il software, quindi, significherebbe andare contro lo sviluppo delle scienze informatiche, ma non solo. Significherebbe anche assestare un duro colpo al sistema delle Piccole e Medie Imprese informatiche italiane ed europee. I brevetti sul software sono già legali negli Stati Uniti: riconoscerne la validità in Europa rischierebbe di introdurre uno squilibrio competitivo tra gli USA e il nostro continente che ha un numero molto grande di piccole imprese, non in grado di sostenere i costi di infinite cause legali con i colossi informatici di oltreoceano, detentori già di migliaia di brevetti. I brevetti sul software, se applicati in Europa, porterebbero quindi rapidamente ad un importante ridimensionamento dell'industria informatica del nostro continente e del nostro Paese. Un rischio davvero insopportabile per la nostra economia e per migliaia di operatori del settore, come dimostrano diversi studi sull'argomento.

Per fortuna le pressioni del movimento anti-brevettazione hanno ottenuto dei primi importanti successi. La direttiva è stata profondamente modificata dal Parlamento europeo, grazie ad emendamenti proposti da tutti i gruppi politici ivi presenti, a dimostrazione della trasversalità di indirizzi e opinioni che esiste in queste materie. Il testo licenziato dal Parlamento Europeo ora impedisce di brevettare il software puro in quanto tale. Permette la brevettazione di invenzioni, di apparecchi fisici che utilizzano del software (cellulari, lettori DVD, elettrodomestici intelligenti, ecc.), ma non del software stesso. Si è riportato così il brevetto alla sua natura originaria, cioè la protezione delle invenzioni, non dei concetti astratti, di cui il software è una forma particolare. I programmi informatici, peraltro, sono già protetti dal copyright, che si è dimostrato essere lo strumento più efficace a tale scopo, sia nella sua versione più tradizionale, sia nella versione proposta per tutelare il cosiddetto "software libero" e "open source".

In considerazione di ciò, anche rispondendo alle sollecitazioni in questo senso pervenutemi tanto da aziende che da programmatori e semplici cittadini, Le chiedo di confermare, in sede di Consiglio europeo, le modifiche apportate dal Parlamento, modifiche indirizzate a rimuovere ogni ambiguità circa la brevettabilità del software contenuto nelle invenzioni, così come chiedono migliaia di imprese, di tecnici, di utenti.

E' mio parere, infatti, che il governo italiano debba difendere sia la libertà della scienza, e in particolare della scienza informatica, sia la libertà e lo sviluppo delle industrie informatiche italiane ed europee.

Sicuro della Sua sensibilità su questo argomento, La saluto cordialmente.