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Fotografia del sito dell'Associazione Software Libero a fine 2005

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Ordine del Giorno al Comune di Bologna

"SULL'AVVIO DI UNO STUDIO DI FATTIBILITÀ E PIANIFICAZIONE DELL'USO PROGRESSIVO DI SOFTWARE LIBERO E OPEN SOURCE NEL COMUNE DI BOLOGNA"

IL CONSIGLIO COMUNALE DI BOLOGNA

premesso che

per software libero/open source si intende un software che possiede quattro libertà fondamentali: di accesso al codice sorgente, d'uso del codice sorgente, di modifica del codice sorgente e di distribuzione del codice sorgente e che questo comporta che il software libero possa essere liberamente eseguito, studiato, duplicato, installato in più copie, modificato e migliorato, distribuito e commercializzato;

la General Public License (GPL) è una tipologia di licenza associata al software libero che formalizza le libertà di cui sopra, protegge il diritto d'autore di chi ha scritto il software (copyleft) e vincola chi distribuisca o commercializzi eventuali versioni software modificate, estese o integrate in altri sistemi al rilascio dei codici sorgenti delle nuove versioni;

per software proprietario si intende, in contrapposizione al software libero, il software prodotto e distribuito in esclusiva da un produttore che ne detiene il copyright e se ne riserva la conoscenza dei codici sorgenti, nonché la proprietà, limitandosi a venderne le licenze di utilizzo; è da considerarsi proprietario anche il cosiddetto software freeware, cioè il software gratuito del quale l'autore non distribuisce né consente l'accesso ai codici sorgenti lasciando all'utente solo la possibilità di usare la versione in suo possesso;

per formati di dati liberi si intendono i formati di salvataggio e di interscambio di dati informatici le cui specifiche complete di implementazione sono note, a disposizione di ogni utente e liberamente utilizzabili per tutti gli usi consentiti dalla legge; che sono documentati in modo completo e approfondito in maniera che sia possibile scrivere un programma per elaboratore elettronico in grado di leggere e scrivere dati in tali formati sfruttando tutte le strutture e le specifiche descritte nella documentazione; che non presentano restrizioni di alcun tipo al loro uso.

considerato che

internet e l'impiego di strumenti informatici stanno diventando sempre più diffusi sia nella Pubblica Amministrazione che nelle aziende e nelle abitazioni private e non appare opportuno che la Pubblica Amministrazione imponga ai cittadini, in modo diretto o indiretto, l'acquisto e l'uso di software proprietario per la gestione dei rapporti con la stessa;

il cittadino, in un rapporto corretto con la Pubblica Amministrazione, ha il diritto di poter liberamente accedere alle informazioni pubbliche e pertanto la codifica di tali dati non deve essere legata ad un singolo proprietario;

l'uso di formati aperti e liberi per conservare le informazioni consente alla Pubblica Amministrazione di mantenere il diritto all'accesso dei propri dati da qualsiasi applicazione e nel tempo garantendo pertanto l'effettiva proprietà dei propri dati;

l'impiego di software libero/open source contribuisce a diffondere la cultura della legalità in quanto evita che, come spesso accade, l'utente copi illegalmente il software per interfacciarsi con le pubbliche amministrazioni che distribuiscono le proprie informazioni con formati proprietari;

l'adozione di software libero/open source nelle scuole consentirebbe di distribuire liberamente il software agli studenti per poter studiare e fare esercitazioni a casa evitando di imporre l'acquisto di uno strumento proprietario o di spingere a farne una copia illegalmente;

impedire la libera circolazione del software e, più in generale, delle innovazioni tecnologiche rappresenta un grave impedimento alla maturazione e al procedere della ricerca e della tecnologia stessa;

l'adozione di software open source abbatte nettamente i costi di installazione, non dovendo pagare le licenze di uso e consentendo di investire maggiori risorse sulle personalizzazioni, sui servizi e sulla formazione;

il modello open source rende la pubblica amministrazione e ogni altro utilizzatore indipendente dal fornitore e rappresenta un'efficace contributo alla lotta contro il monopolio da parte dei produttori di software;

l'adozione di soluzioni basate su software libero/open source consente alla Pubblica Amministrazione di operare attivamente come committente di soluzioni invece che come semplice cliente/osservatore che acquista passivamente dal mercato, contribuendo a migliorare la qualità delle soluzioni stesse;

l'indipendenza dai fornitori consente di poter affidare l'assistenza per un prodotto open source ad una o più aziende liberamente scelte favorendo così, oltre al principio di libera concorrenza, anche le imprese locali, stimolando la produzione italiana e l'economia di settore nel nostro paese, da sempre forte consumatore ma scarso produttore di software e favorendo la nascita di nuove opportunità occupazionali;

l'accesso al codice sorgente dei programmi utilizzati consente alla Pubblica Amministrazione di verificare in proprio la qualità del software, l'esistenza di eventuali difetti, la sicurezza delle procedure d'accesso ai dati e la tutela della privacy;

la pubblica amministrazione può comportarsi in modo realmente neutrale rispetto al mercato solo stendendo bandi pubblici che non escludano a priori il software libero/open source e cioè comportandosi come committente di soluzioni e non acquirente di licenze software;

sono in numero crescente le esperienze di pubbliche amministrazioni dei paesi europei (Germania, Francia, Spagna, Austria, Belgio, Finlandia) ed extraeuropei (USA, Brasile, Cina, Messico) e che utilizzano il FLOSS ed esperienze simili sono attive anche in Italia (come la rete telematica della regione Toscana);

Considerati inoltre

il progetto di legge regionale n. 3017/2002 denominato "Norme in materia di pluralismo informatico, sulla adozione e la diffusione del software libero e sulla portabilità dei documenti informatici nella pubblica amministrazione";

le proposte di legge S. 1188 del 26.02.02, C.2544 del 20.03.02, C. 3129 del 3.09.02 e C. 3486 del 17.12.02, depositate in entrambi i rami del Parlamento Italiano in materia di pluralismo informatico e di incentivazione alla diffusione del software libero;

Visti

il principio costituzionale di buon andamento della Pubblica Amministrazione (art. 97 Cost.);

il principio di economicità dell'attività amministrativa, di cui all'articolo 1, comma 1, della legge 7 agosto 1990, n. 241;

il principio di uguaglianza (art. 2 Cost.) e il principio di imparzialità della Pubblica Amministrazione (art. 97 Cost.) che tutelano il diritto dei cittadini di accedere ai documenti pubblici senza discriminazioni

l'istituzione, il 31 ottobre 2002, da parte del Ministro per l'Innovazione Tecnologica Lucio Stanca, della "Commissione per il software a codice sorgente aperto nella Pubblica Amministrazione", con lo scopo di studiare e valutare i nuovi sviluppi delle tecnologie dell'informazione e fornire alle amministrazioni pubbliche gli elementi di valutazione per le scelte e le strategie riguardo il software a codice sorgente aperto;

INVITA LA GIUNTA

ad avviare uno studio di fattibilità e pianificazione sull'utilizzo progressivo di formati di dati liberi e di software libero e open source nel Comune di Bologna;

INVITA IL PARLAMENTO

a discutere a approvare una legge che promuova il pluralismo informatico e l'uso del software libero e open source.

Sergio Lo Giudice

Davide Ferrari

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