logo

Fotografia del sito dell'Associazione Software Libero a fine 2005

Associazione Software Libero

Organizzazione affiliata a Free Software Foundation Europe

 Indice del sito
 o H O M E
 o L'associazione
 o Contatti
 o Ringraziamenti
 
 Indice di sezione
 o L'associazione
 o Notiziario
 o Documentazione
 o Eventi
 o Progetti
 o Liste
 o Portale
 o Vetrina

No ai brevetti software in Europa


Google

L'Associazione Software Libero e le attuali campagna anti-"pirateria"

Quella che segue è una versione corretta, grazie alle osservazioni di Alessandro Rubini. La versione originale, che contiene alcuni strafalcioni, è qui.

Nel testo che segue si fa riferimento ad un vecchio testo di Emmanuele Somma, di cui esiste una versione aggiornata.

-----BEGIN PGP SIGNED MESSAGE-----
Hash: SHA1

L'Associazione Software Libero e le attuali campagne anti-"pirateria"

0 - Introduzione

Questo documento nasce  da una discussione che si  è tenuta nei giorni
scorsi  nella  lista  dell'Associazione  Software Libero  partendo  da
un'ottima provocazione da parte di  Emanuele Somma  (vedi ) e
non vuole  essere un'analisi esaustiva e  definitiva del comportamento
dei  membri  della   BSA  (Business  Software  Alliance,  praticamente
l'organismo  rappresentante   delle  maggiori  ditte   produttrici  di
software  propietario  del  mondo)   in  questo  campo,  ma  solo  una
spiegazione di come  l'Associazione Software Libero intende affrontare
la questione.

La  provocazione  nasce da  un'analisi  delle campagne  anti-pirateria
recentemente  avviate  dalla  BSA  e  dalle  reazioni  che  questa  ha
provocato all'interno  della comunità  italiana che segue  il software
libero.

Una di  queste campagne, quella  televisiva creata dalla BSA,  è stata
bloccata  dal Giurì  dopo una  denuncia di  pubblicità  ingannevole da
parte di Emanuele Somma in veste di privato cittadino.

La  questione non  fu affrontata  al tempo  dall'Associazione Software
Libero, che ancora  non era nata quando Emanuele  Somma inoltrò la sua
denuncia, e che era ancora impegnata nei suoi primi vagiti quando, nel
dicembre 2000, il Giurì ordinò la cessazione dello spot.

La provocazione giunge perciò  quanto mai opportuna perché ci permette
di chiarire la nostra posizione verso queste campagne.

Nel dibattito che si venne  a creare all'interno della comunità di cui
l'Associazione Software Libero fa  parte si delinearono due posizioni:
una  riteneva che  la  campagna  fosse da  ritenersi  positiva per  il
software  libero  in  quanto,  si  diceva, costringeva  gli  utenti  a
prendere coscienza che copiare il  software del quale la copia non era
permessa era un reato e che quindi avrebbe spinto un maggior numero di
persone verso l'adozione del software libero.

L'altra posizione  invece riteneva che  le campagne fossero  del tutto
negative  perché indicano  genericamente la  copia  come comportamento
condannabile, ignorando  totalmente il concetto di  software libero, e
di conseguenza diffondendo proprio quella visione del diritto di copia
del software che noi ci adoperiamo per cambiare.

1 - La posizione dell'Associazione Software Libero

Diventa  prioritario chiarire  innanzitutto  una cosa:  l'Associazione
Software Libero non può essere interessata a difendere la posizione di
chi copia, usa e diffonde software in modo illegale, sia con che senza
scopo di  lucro; siamo  invece estremamente interessati  ad analizzare
quali  sono state  le conseguenze  della enorme  diffusione  di queste
pratiche nell'attuale mercato del software.

Questo perché la  copia illegale di software ha  conseguenze anche per
il  software, come  quello libero,  per il  quale non  ha  alcun senso
parlare di "copia illegale".

1.1 - Un po' di storia

L'evidenza  dei  fatti  suggerisce  che  la  copia  illegale  è  stata
ampiamente tollerata, o addirittura vista di buon occhio, dalle grandi
case di software, specialmente negli anni passati. La copia illegale è
servita per fare  arrivare ovunque il software non  libero, in special
modo quello  di costo molto  elevato se non proibitivo,  anche laddove
non era né necessario né utile né il più indicato.

Questa  "tolleranza" ha permesso  in questi  anni che  molti programmi
famosi e  i loro formati  tipici diventassero degli standard  de facto
per tutti gli utenti  informatici, con conseguenze negative per tutti,
e in special modo per coloro che si ostinano a non usarli.

Gli unici a guadagnare realmente e stabilmente dall'adozione di questi
standard sono state le case  produttrici di questi programmi, anche se
questo comportamento  ha avuto anche conseguenze  positive nel mercato
del software;  nelle conseguenze  positive mettiamo la  possibilità di
imparare  ad  usare queste  macchine  anche  per  coloro i  quali  non
avrebbero  avuto altra  possibilità di  accesso;  un'altra conseguenza
interessante è stata la  diffusione della concezione del software come
un bene facilmente condivisibile.

Molte  però   sono  state  le  conseguenze  negative,   fra  le  quali
sottolineiamo sia  la già citata adozione come  standard di programmi,
formati e protocolli che  standard proprio non possono essere; inoltre
questo ha  comportato un'ignoranza quasi totale da  parte degli utenti
degli obblighi e i diritti che una licenza comporta.

Dopo aver  drogato così il  mercato però è arrivata  l'attesa "seconda
fase",  quella  della  riscossione;  il  ragionamento, commercialmente
ineccepibile,  dei produttori  di software  potrebbe  essere riassunto
così «abbiamo  costruito una  posizione di effettivo  monopolio, oltre
che  sul mercato  anche  sul  sentire comune  diffuso  fra gli  utenti
informatici,  per cui  da ora  in poi  non conviene  più  tollerare ma
diventa possibile riscuotere da questa posizione il più possibile».

Il motto della campagna della BSA è perciò diventato:

		      «copiare software è reato»

Questo è il  messaggio che vogliono far arrivare,  in modo da prendere
due piccioni con una fava: far fuori chi duplica illegalmente software
per lucrarci  (i cosiddetti "pirati"), ma anche  gli utenti casalinghi
che duplicano lo stesso software  senza fine di lucro, ed infine anche
quella "roba strana" che si chiama software liberamente distribuibile.

La legge sul bollino è figlia di questo motto. Ricordate le parole del
rappresentante SIAE a Roma?: «la  legge del bollino è una questione di
ordine  pubblico, perché  dobbiamo  riuscire a  tracciare il  percorso
seguito dal software nell'arrivare ai consumatori».

A chi interessi effettuare questo "tracciamento" è facile da spiegare:
chi ha necessità  di esercitare un controllo sul  mercato del software
deve  poter  seguire  esattamente  il  percorso  che  lo  porta  dalla
distribuzione   al    consumatore,   per   poterne    controllare   la
distribuzione, anche  a costo di  imporre tasse e gabelle  che suonano
tanto  anacronistiche (se  non  addirittura inapplicabili)  nell'epoca
della diffusione capillare della rete informatica.

Diventa perciò necessario colpire quei comportamenti che hanno aiutato
i  produttori di  software ad  instaurare questo  monopolio  di fatto,
partendo proprio da  coloro, per l'appunto i mitici  "pirati", che più
hanno  copiato   e  distribuito  il   software  illegalmente;  soldati
inconsapevoli scaricati appena diventati inutili.

Soldati inconsapevoli  appunto, non  "schiavi" come è  stato affermato
perché una visione del  genere comporta secondo noi la giustificazione
dell'ignoranza e quindi, alla fine, una sua accettazione.

1.2 - Dove sta l'Associazione Software Libero

Compito  dell'Associazione  Software Libero  non  è  quindi quello  di
schierarsi  nell guerra  alla copia  illegale,  che non  è nostra,  ma
quello  di  lottare contro  tutti  quei  comportamenti che  permettono
l'affermarsi di concetti sbagliati e  dannosi per la nostra libertà di
scegliere il software che più ci piace.

Il  nostro compito è  eliminare l'ignoranza  che determina  ad esempio
l'uso  diffuso, e  di fatto  l'imposizione di  software non  libero da
parte di  pubbliche amministrazioni e scuole.   Questo comporta perciò
la necessità di far comprendere  il più ampiamente possibile che l'uso
di  software, ma  soprattutto di  formati e  protocolli  non standard,
limita enormemente  l'accessibilità degli strumenti  informatici.  Che
il  software  sia  copiato   illecitamente  diventa  perciò  ben  poco
interessante per noi.

Ma siamo molto più critici verso la campagna che BSA, e i suoi alleati
più o meno evidenti, porta avanti perché, in generale,

		     copiare software non è reato

La campagna della  BSA ci danneggia molto di  più della diffusione del
software  illecitamente copiato e  distribuito principalmente  per due
ragioni:

+ perché viene portata avanti con mezzi molto superiori, sia ai nostri
  che a  quelli dei "pirati" e  quindi il suo impatto  nella società è
  molto forte;

+ perché le conseguenze di una  sua più generalizzata adozione hanno e
  avranno effetti molto più devastanti della "semplice" copia illegale
  nell'economia delle società in cui ci troviamo a vivere.

2 - Conclusioni

Il software libero,  ma in verità il software tutto,  è per sua natura
copiabile e  distribuibile economicamente  e facilmente, così  come la
conoscenza.

Se  arrivassimo  al punto  in  cui  gli  standard della  comunicazione
elettronica   diventino  di   competenza  sola   ed   esclusiva  delle
multinazionali del  software diventerebbe impossibile  per il software
libero  e quello  sopra indicato  evolversi, migliorarsi  e affermarsi
d'uso comune.

Lo  stesso accadrebbe  se davvero  l'idea che  "copiare il  software è
reato" sempre e comunque si affermasse definitivamente.

Dobbiamo   quindi   lasciare   che   ogni   produttore,   dall'immensa
multinazionale al programmatore casalingo,  decida per suo conto quale
sia il modo  di distribuzione del proprio lavoro  e quale debba essere
il modo con cui ricavare da questo il proprio tornaconto.

Questo anche per  dare agli utenti la reale  e concreta possibilità di
scegliere il software che meglio si adatta alle proprie necessità.

3 - Cosa rimane fuori

Non tutto  resta chiarito  con questa posizione  perché l'Associazione
Software Libero vede chiaramente che rimangono delle zone grigie nelle
quali questa nostra posizione non può essere definitiva.

In particolare vediamo  difficoltà nei casi in cui  ci sia l'effettiva
impossibilità  di usare software  realmente accessibile.   Pensiamo in
particolare alle situazioni  in cui non esiste software  adatto ad uno
scopo particolare  che non  sia libero o  quanto meno  distribuibile a
prezzi  contenuti  o  che  sia usufruibile  pubblicamente  in  maniera
adeguata,  come per  i libri  nelle librerie,  o i  programmi  messi a
disposizione nei laboratori.  Tutto  questo si ripercuote su categorie
deboli  come studenti  o  lavoratori, costringendoli  spesso ad  usare
copie illegali di programmi molto costosi.

Il nostro impegno  in questo potrà essere solo  quello di battersi con
l'informazione  e la  pressione che  saremo capaci  di  esercitare per
l'adozione di software libero quando questo sia in effetti disponibile
e di aiutarne lo sviluppo quando questo invece non lo sia.
-----BEGIN PGP SIGNATURE-----
Version: GnuPG v1.0.6 (GNU/Linux)

iEYEARECAAYFAjtelkIACgkQpTA1sien861w4QCeKo/eedGdiCBgvK+/XHCuiEA+
c24AniNktaA4Oo61IskjOwafkIjIesUH
=6CDH
-----END PGP SIGNATURE-----

Fotografia del sito dell'Associazione Software Libero a fine 2005

Copyright © 2000-2005 Associazione Software Libero (info@softwarelibero.it)
La copia letterale e la distribuzione del materiale qui raccolto nella sua integrità sono permesse con qualsiasi mezzo, a condizione che questa nota sia riprodotta (se non diversamente indicato).

webmaster@softwarelibero.it